TOCCARE SALVINI


La domenica c’è ancora l’usanza di andare in un posto diverso, speciale.

Visitare musei, recarsi in luoghi ameni e meravigliosi, rincontrare vecchi amici, assaporare cucine tipiche.

In questo paese ci sono innumerevoli cose da conoscere.

«Con la mia famiglia, approfitteremo dell’apertura speciale del museo archeologico» spiegavo ai miei amici radunati intorno al bancone del bar.

«E’ tanto che ci vogliamo andare».

Formulare programmi per i giorni festivi è un rituale del nostro sabato pomeriggio.

Santino e Baldo andranno a ripulire una spiaggia dai rifiuti.

Sono attivisti per l’ambiente ed ogni volta si impegnano per una causa differente.

Assunta è appassionata di trekking, la domenica percorre sentieri panoramici, arrampicandosi anche su alture impegnative. Da lassù fa foto meravigliose. Ogni volta un paesaggio diverso, sempre entusiasmante. D’altronde questo paese ne offre tantissimi.

Paolo sorseggiava il suo caffè poggiando un gomito sul banco.

«E tu? Dove vai domenica?» gli ho chiesto.

«Porto i bambini a vedere Salvini».

«a vedere…?»

«Salvini… viene in visita al quartiere di mia madre… poi ci fermiamo a pranzo da lei, credo che lui rimanga anche per il pomeriggio…».

«A fare che? »

«Boh. Non lo so. C’è una manifestazione contro qualcosa. Ma noi andiamo perché i bimbi vogliono fare il selfie. Poi lo dobbiamo pubblicare!».

Siamo rimasti perplessi, ma Paolo era sicuro.

«Siamo già andati una volta, quando venne al lido, i bambini si divertirono assai. Ma non riuscimmo a fare le foto… lo inseguimmo… ma c’era troppa gente!».

«Ma non puoi portare i bambini, che so, alle giostre?».

«Ma vuoi mettere Salvini con le giostre?».

Già! Le giostre sono noiose e non ci va più nessuno.

Qui accanto c’è un parco nuovo e sull’altalena dondolano i gatti.

«I bambini poi lo vedono tutti i giorni in televisione, anche sul telefono… non capiscono niente, chiaramente, ma vedessi come ridono!».

Santino e Baldo hanno salutato e sono andati via senza fare commenti.

Strano perché Baldo so come la pensa, lo conosco, è uno focoso; in gioventù si prese una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Si vede che ora non c’ha più voglia di far polemiche.

«Ma perché non vieni anche tu? E’ divertente! La volta scorsa dei tipi hanno esposto uno striscione da un balcone, allora tutti insieme abbiamo fatto il coro “comunisti…comunisti”. Dovevi vedere i bambini come cantavano!”

Quindi, in questo paese, c’è ancora gente che prova a dissociarsi.

«Tempo due minuti e sul balcone sono piombati quattro tizi con la giacca e gli occhiali scuri, tipo guardie del corpo, che l’hanno fatto togliere. E noi sotto che urlavamo ancora “comunisti…comunisti…” che spasso…».

Ho raccolto un quotidiano locale dal tavolino e ho cercato la notizia.

Salvini, effettivamente, il giorno dopo avrebbe visitato un quartiere della città.

Ma non solo, c’era l’intero itinerario per le successive due settimane.

Molte altre erano le occasioni per vederlo di persona: due giorni dopo sarebbe andato ad ispezionare un caseificio, a seguire avrebbe incontrato i sostenitori al campo sportivo dopo una messa in suffragio di non so chi.

Nel fine settimana seguente si sarebbe recato in provincia; prima ad una sagra di ortaggi poi all’inaugurazione di una vineria, infine ad assistere alla consegna di una casa popolare ad una famiglia di italiani. Il giorno dopo presenziava un convegno in difesa della pasta alla carbonara e subito dopo, in un gazebo, doveva sostenere la raccolta firme per dotare chiunque ne facesse richiesta, di un’arma. Per sicurezza.

C’era anche la notizia che a breve sarebbe partito un tour detto “delle emergenze”. In varie città avrebbe parlato dell'”Emergenza droga”, dell'”Emergenza criminalità”, dell'”Emergenza migranti”, dell'”Emergenza natalità” e dell'”Emergenza abitativa”.

In effetti, questi incontri sono sempre piuttosto affollati.

Accade ora, in questo paese: la gente sembra ammattita, il traffico viene deviato, le televisioni accorrono e i giornalisti fanno la questua per una dichiarazione.

«Noi andremo solo domani, purtroppo…» ha detto Paolo.

A quel punto anche Assunta si è allontanata. Capivo che avrebbe voluto dire qualcosa, ma, andava di fretta e si è astenuta.  

Siamo rimasti io e Paolo.

Ho riposto il quotidiano, l’ho fissato serio.

«Ma veramente passi la domenica inseguendo Salvini?».

Paolo si è fatto improvvisamente serio.

«…è mia moglie che ha insistito…».

La moglie di Paolo, una donna apparentemente del tutto normale, abbiamo pure fatto il liceo insieme.

Paolo mi ha fatto cenno di avvicinarmi e poggiando il palmo della mano davanti alla bocca, mi ha sussurrato: «Lo vuole toccare!».

Domenica sono stato al museo archeologico.

All’ingresso c’era una fila piuttosto lunga.

Molti appassionati di storia come me, per vedere i mosaici, i bassorilievi e le statue dell’era imperiale.

Mi sono chiesto: “c’è ancora speranza, in questo paese?”.

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