Piccola poesia in rima incrociata dedicata a chi fa dell’incuria un modus viventi o amministrandi.
“Ai voglia a fare cupole e palazzi
la vera cura non là si manifesta
dinanzi allo spreco la certezza resta:
dura sistemar se non son propri cazzi !.
Perché:
lo sguardo del distratto è sempre altrove
ad occuparsi del successo popolare
a far foto sorridenti sul giornale
nella fiducia di elezioni nuove.
A chi interessa delle buche !
Chissenefrega di questi ragazzacci.
Si dedichino al fumo o agli spacci
che a giocare vengono le rughe.
L’incuria, pure sentimentale,
nessuno che si vuole più incontrare.
Amanti che non sanno come amare
si scambiano effusioni al cellulare.
Davvero:
non servono denunce o petizioni:
per mantener promesse di parole
pianteranno mille fiori nelle aiuole
gentil’omaggio alla manutenzione.
E intanto il giovane smarrito
si inventa pizzaiolo al settentrione
impugnando la valigia di cartone
per non essersi piegato al buon partito”
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