Piccola poesia in rima incrociata dedicata al fenomeno di quelli che convogliano lo scarico (furbo) del gabinetto non nella fogna ma in mare.
“Si accovaccia sereno in posizione seduta
l’uomo contento di svuotare l’addome
e dopo mezzora finito ha siccome
completa tirando l’acqua a caduta.
Da quel momento inizia improvviso
un viaggio veloce nella tubazione
la cacca sospinta dalla deiezione
finisce diretta in un posto impreciso.
Solitamente terminata la via
ci sarebbe una fogna alla fine del giro
ma dal gabinetto in un solo respiro
negli abissi del mare ecco che invia.
Così gli ignari bagnanti in marea
tra i colibatteri di natura fecale
contraggono quell’infezione annuale:
macchie sul corpo, cistite e diarrea.
Ci vuole l’analisi con un protocollo
per smascherare la destinazione
che ogni mattina dallo sciacquone
dèstina il rifiuto senza controllo.
Chissà chi si affida allo scarico furbo
c’è sempre chi spera nell’illegale
che non collega bene il finale
risparmia denaro e tanto disturbo.
Ma se la coscienza i nodi non scioglie
si ricordi la legge che regola il tempo
ci vuole pazienza ma non darà scampo
chi semina guai, la merda raccoglie”.
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