L’IMPORTANZA DEL BIDET

Troppo poco, a mio parere, si discute dell’importanza del bidet. Mai un dibattito in televisione, neanche alle tre di notte, mai un articolo di giornale. Nemmeno sulle riviste specializzate di arredamento e design ci si interroga sulla questione.

A volte si discute di fognature, buche nelle strade, raccolta differenziata, condizionatori d’aria, riscaldamento centralizzato, tutti argomenti meno decisivi. Su alcuni canali satellitari settoriali ci si interroga sulla qualità degli infissi o sul colore della boiserie, ma mai, e dico mai, che qualcuno apra una discussione seria sull’importanza del bidet.

Nemmeno i politici prendono la faccenda troppo sul serio, troppo preoccupati, ad esempio, dal varo di nuove leggi elettorali (questo a testimonianza di una classe politica troppo lontana dai veri problemi della gente). Talvolta il bidet sopravvive tra i discorsi da bar ma, purtroppo, neanche in pausa caffè se ne parla più come una volta. Preoccupa che oggi il bidet sembra sia passato così in secondo piano.

A nulla è valso uno studio dell’università di Gioia Tauro, secondo il quale la presenza di un bidet in un abitazione migliora del 40% le prestazioni generali sociali e lavorative degli occupanti. Riduce i tempi, favorisce l’armonia di coppia e conferisce autostima.

La colpa di tale trascuratezza è da ricercare principalmente nella clientela mitteleuropea che influenza negativamente le nuove generazioni di architetti italiani. I francesi ad esempio, che sono i maggiori detrattori mondiali del bidet, pur avendolo inventato, lo considerano un elemento vintage, un vezzo per reali viziati. Gli inglesi da anni oramai sono in fase di bidexit. I giapponesi, follia, lo hanno inglobato nel gabinetto: si chiama washlet ed è un solo sanitario capace di far tutto: un rimedio peggiore del male. Come mischiare la amatriciana con la cotoletta. Primo e secondo, tutto insieme.

Pure gli americani lo hanno bandito, spesso per mancanza di spazio. Nelle camere d’albergo, rintracciandolo tra gli altri sanitari, lo fissano incuriositi. Gli scattano foto che poi spediscono ai loro connazionali aggiungendo faccine e diversi punti interrogativi. Qualcuno lo utilizza come contenitore dei panni sporchi, o per tenere il vino o le birre in fresco. I cinesi sono indecisi, stanno cercando di capire se possono costruirci attorno un commercio remunerativo, prima di assumere a riguardo una posizione decisiva.

Quando un soggetto bidè-scettico incontra un addetto ai lavori possono intavolarsi fastidiose dispute. Nelle discussioni tra architetto e committente, ad esempio, quando si discute dei bagni si ripone maggiore attenzione al piatto doccia, alla grandezza del lavandino e allo spazio dedicato alla lavatrice. Solo pochi fanno una domanda sulle dimensioni della tazza, nessuno si interessa del bidet. Taluni fingono di ignorare persino la sua presenza. Ci sono committenti così ingenui che ne farebbero persino a meno, scorgendolo sui grafici lo osservano con sufficienza, trattandolo con scostante sufficienza. Quindi, improvvisamente, fanno domande del tipo “ma questo bidet dobbiamo metterlo per forza ?

Gli italiani, ovvero gli architetti italiani, insieme ai colleghi iberici e greci, rimangono nel mondo i maggiori sostenitori del bidet. Dovrebbero portare una spilla sul bordo della giacca con l’immagine del bidet, come gli ambientalisti, tempo fa, esibivano il Panda, preoccupati della sua estinzione. Oggi resistono ancora coraggiosi architetti che pur di far entrare un bidet in ogni bagno, sono disposti a contravvenire a qualsiasi regola compositiva, aggiungendo angoli retti, nicchie in muri semi-portanti e appendici impensabili, fuori da ogni logica comprensione.

Questo perché hanno compreso l’importanza del bidet nella società contemporanea: la sua eleganza gentile, l’accoglienza delle forme abilmente sagomate, lo splendore della sua ceramica smaltata che tende al profumo e non al puzzo, persino la sua disponibilità a farsi utilizzare in ambo i sensi.

Se i francesi fossero d’accordo potremmo attribuirci l’invenzione del bidet, recuperare l’antico idioma ed italianizzare il nome in “bidetto” per esportarlo come una gloria tricolore, al pari della pizza, il mandolino e Albano.

P.S.: Quando un architetto italiano in vacanza si imbatte in una casa per ferie con due bagni ma senza nemmeno un bidet, maledice i suoi colleghi, i geometri, o chiunque altro responsabile, che siano francesi, americani o giapponesi. O semplicemente distratti che, cedendo a pressioni incomprensibili, al posto del bidet hanno messo una scarpiera.

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1 Comment L’IMPORTANZA DEL BIDET

  1. Gian 14 Aprile 2019 at 23:36

    Secondo me il bidet è importantissimo.
    C’è la doccia.. ok.. ma non è la stessa cosa. Oltre che credo che possa essere fatta un numero limitato di volte al giorno, anche per motivi pratici. Non tutte le volte che uno va in bagno. Faccio un esempio a caso:
    Mettiamo che una persona abbia una patologia gastro-intestinale, che sono molto diffuse in quasi tutti i paesi che ho visitato. A volte portano a evacquare anche molto spesso. Una persona avrà bisogno di lavarsi molte volte al giorno.
    Soprattutto in questi casi, possono esserci anche parti anali più o meno infiammate/ delicate, per non parlare di ragadi, piccole emorroidi ecc.. strofinare sempre e solo con la carta igienica non credo che sia la migliore soluzione. Potrebbe essere dannoso.
    Fare il bidet è molto più delicato e si può riuscire a pulire molto meglio che con la sola carta igienica. Pare che lo abbia ammesso anche uno studio americano.
    Il fatto che in molti paesi non si siano ancora dotati di questo strumento, mi sembra una vera pecca.

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