DESIDERAVO SOLAMENTE UN “SI”

piaggioNel 1990 i quindicenni si dividevano in sole due grandi categorie: quelli che avevano il motorino come molti miei amici, e quelli che non lo avevano, come me. Possedere il motorino, come una volta si chiamava qualsiasi mezzo di trasporto a due ruote che potesse essere guidato anche da un non maggiorenne e dunque non patentato, rappresentava una sorta di autocertificazione verso l’indipendenza fisica. Averlo, specie d’estate, concedeva l’accesso ad una lunga serie di privilegi altrimenti negati.

Ovviamente il possesso di un motorino non permetteva solo di compiere facilmente spostamenti fisici altrimenti negati, ma consentiva di fuoriuscire senza difficoltà e in maniera pressoché istantanea dal recinto del paese, specie in occasione di feste in spiaggia, sagre, urgenti commissioni e ricorrenze patronali in genere.

Purtroppo il motorino a casa mia è sempre stato vietato. Più che vietato: era un tabù. Ritenuto troppo pericoloso, quasi come la droga e i tatuaggi (che allora non erano per niente di moda). Tuttavia, volendo, per una questione puramente economica, un po’ di droga avrei potuto anche acquistarla ed assumerla, ma per il motorino, persino usato, sarebbe servita almeno una cifra sulle 500000 lire (senza contare l’assicurazione) che era ampiamente al di fuori della mia portata di quindicenne. Inoltre in famiglia non esistevano esemplari di motorini, neanche molto vecchi ed usati, e quindi non era possibile neanche ripiegare sul riciclo di un due ruote abbandonato in garage.

Ho, dunque, desiderato moltissimo avere un motorino per circa sette/otto estati, dal 1990 fino al 1997 (ma non dirò cosa accadde nel 1997); questo nonostante nel Luglio del 1993, a 18 anni e pochi mesi, avessi già preso la patente. Non desideravo una moto o uno scooter particolare, desideravo anche, solamente, un “Si”. Mi sarebbe piaciuto blu, non so bene perchè. E non certo per recarmi alle sagre o a vedere i fuochi d’artificio dell’Assunta, ma piuttosto per esplorare orizzonti sentimentali che ritenevo mi fossero preclusi. Infatti, se agli eventi mondani si può sempre andare da passeggero sul motorino dell’amico, per raggiungere una ragazza e, in caso di successo, scarrozzarla in giro, bisogna che il motorino sia di esclusiva proprietà.

E’ anche vero che da quando presi la patente avrei potuto girare in auto, che forse fa anche più adulto, ma tenete presente che il problema del parcheggio in costa d’Amalfi esiste già da molti anni. E  poi vuoi mettere l’emozione di andare in due, veloci sul motorino, con una ragazza che ti tiene stretto i fianchi, verso destinazioni ignote, con il vento che ti muove i capelli (a quell’epoca li avevo tutti e non c’era l’obbligo del casco).

A distanza di decenni confesso che per molti anni mi sono sentito, ritengo a ragione, un emarginato: oltre l’apparecchio per i denti e la timidezza, c’era anche la stanzialità a fregarmi. Inoltre a causa del tabù motorino, io non ho mai realmente imparato a guidarlo. Forte della mia dimestichezza con la bici, ricordo di averci provato, con risultati persino soddisfacenti, ma si trattava sempre di motorini ricevuti in prestito per poco tempo, sui quali non potevo mai esercitarmi abbastanza.

Ci sarebbe voluto un gesto di anarchia: appena messa da parte la cifra sufficiente, avrei dovuto comprarmi il motorino e, improvvisamente, parcheggiarlo in garage. Ma quanti gesti di anarchia avremmo dovuto (o dovremmo) fare nella nostra vita ma non ne abbiamo avuto (e non ne abbiamo) mai il coraggio ?.

Quando ci ripenso, credo che se avessi posseduto un motorino la mia vita di adolescente sarebbe stata diversa, considero l’acquisto, anzi il non-acquisto del motorino come una delle sliding doors più decisive della mia vita, come la scelta dell’università o della squadra di calcio del cuore. Ma oramai è andata così e giudicare a posteriori è un esercizio inutile. Inoltre tutte le volte che pensavo che il mio paese non avesse più nulla di emozionante da offrirmi, questo posto mi sorprendeva. Probabilmente avessi avuto un motorino avrei inventato meno modi per inseguire la felicità: le privazioni ingigantiscono sempre la fantasia. Così è capitato che mi sono appassionato ogni volta a qualcosa di diverso, che (forse) si poteva fare anche da fermi.

Oppure, meglio ancora, incontravo una ragazza nuova.

E mi dimenticavo di non possedere un motorino, se ricevevo altri “Si”

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