Inutile farsi molte illusioni: l’ignorante con la sua ignoranza non ha vinto, ha trionfato.
E non lo sostengo solo io, lo dice anche un famoso docente a Stanford, Robert Proctor, che da anni si occupa dello studio dell’ignoranza, alla quale ha dato anche un nome: Agnotologia.
Secondo Proctor questa è la vera età dell’oro dell’ignoranza.
Ci sono ignoranti ovunque, ma in modo particolare nei posti di comando e nei punti decisionali di questo paese. Il motivo è molto semplice: l’ignorante ha caratteristiche vincenti che l’acculturato non possiede. Innanzitutto l’ignorante non nutre mai dubbi qualsiasi sia il campo di applicazione della sua coscienza. Risponde sempre molto sicuro, forte della sua ignoranza solida e convinta. Inoltre l’ignorante in forza della sua prima caratteristica non calcola mai le conseguenze, questo gli conferisce una tranquillità mentale con la quale può prendere anche centinaia di decisioni in pochi minuti. Infine l’ignorante ha sempre più argomenti, perché non li deve provare. E poi parla, parla, parla di qualsiasi cosa. Ti confonde come al cafechantant.
Per questo motivo è assolutamente impossibile discutere con un ignorante perché lui è sempre più pronto a spostare la contesa su un nuovo motivo, anche che non c’entra niente. L’ignorante è il Zidane della conversazione, cambia versante a memoria e mentre tu sei ancora là che cerchi la palla sulla fascia destra, il gioco si è già spostato a sinistra. L’ignorante ti fa fare il “torello” nel nulla.
Inoltre l’ignorante crede a tutto, quindi in un’ipotetica conversazione a tre, darà ragione sempre all’altro ignorante e non a voi. Un’altra arma potentissima dell’ignorante è la memoria: profonda e selettiva. L’ignorante ricorda solo quello che gli occorre e cancella tutto il resto, per discutere con un ignorante bisognerebbe dotarsi di un blocco appunti, segnarsi tutto e controllare voce per voce ogni volta, ma non ci sarebbe partita: l’ignorante questa operazione la fa in automatico. L’ignoranza è veloce e sintetica, non ammette approfondimenti. Ti brucia sul tempo.
Potremmo provare a ribellarci all’ignoranza, ma non è possibile: in fondo l’ignorante è tranquillizzante. Quando parli con un Sindaco, un assessore, un dirigente con uno stipendio a 5 zeri, un capo d’azienda e lo scopri ignorante, in fondo, ti senti sollevato. Pensi: “se uno così è arrivato così in alto, allora c’è speranza per tutti” (poi ti avvilisci però quando scopri che l’ignorante è quello che dovrebbe insegnarti le cose). In aggiunta va detto che l’ignorante non fa mai autocritica e detesta confrontarsi con chi la pensa diversamente, se proprio ne è costretto, di solito gli manda l’avvocato.
Da quando poi l’ignorante si è impossessato dello strumento internet la situazione è ancora più drammatica. Cure miracolose, teorie complottistiche, cartelle esattoriali che spariscono, selfie e filosofia a la càrte, poi cani, gatti, cani, cani, cibo e cibo per cani dappertutto. L’ignorante condivide convinto tutto, seppellendo nel buco nero del web qualsiasi altro articolo, il pensante è invisibile, l’ignorante è una star.
Se provi a combattere l’ignorante su un social qualsiasi ne esci distrutto, perché l’ignorante fa subito gruppo e chiama a raccolta migliaia di ignoranti come lui e ti sconfigge a colpi di congiuntivi inventati, “e” senza accento, “a” senz’acca e con il fenomeno meraviglioso della scomparsa della punteggiatura, che è assimilabile alle apparizioni di Nostra Signora Madonna del Guadalupe. Inoltre l’ignorante ha sempre più tempo di te da dedicare a qualsiasi cosa della quale vorresti occuparti tu, ma lui può farlo di più, non meglio ovviamente, ma di più. Ti straccia sulla quantità.
A volte l’ignoranza passa dall’insolenza alla violenza; si tratta di una nuova specie, attualmente di giovane età: teneri ignoranti vivono in camere da letto illuminate solamente dallo schermo della console, si nutrono principalmente di bevande energetiche, non hanno mai letto un solo libro e nel tempo libero picchiano i neri o ammazzano i genitori.
Anche se il campo di applicazione più usuale dell’ignorante, rimane la politica.
Quindi teniamoci pronti alle vittorie di tanti nuovi ignoranti, modello Trump, nel mondo. In Italia siamo già abbastanza avanti: l’umiliazione televisiva di Zagrebelsky costretto a parlare di costituzione con Renzi, l’inglese postmoderno di Alfano al parlamento europeo, la matematica surreale del governatore De Luca, l’eccidio del congiuntivo di De Maio, le librerie invase da migliaia di copie del libro di Salvini. Barbara D’Urso sarà presto ministro dell’istruzione. Checco Zalone ha studiato l’agnotologia meglio del professor Proctor e ha incassato milioni euro dedicando i suoi film alla faccenda. Del resto David Forster Wallace morì suicida e incompreso e Steve Jobs capì subito che era meglio abbandonarla l’università.
I non ignoranti, una piccola minoranza residua, saranno presto costretti ad incontrarsi solo di nascosto, come le logge massoniche, in scantinati umidi, scambiandosi libri di narrativa giapponese e riguardando vecchi film di Ettore Scola e Dino Risi.
Dite subito ai vostri figli di smetterla di studiare: il futuro è nell’ignoranza.
N.B.: Questo articolo si autodistruggerà immediatamente sepolto tra post di scie chimiche e cani tra la neve.
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