VIAGGI IN AGOSTO

venereIn quel periodo, Martino, Bruce e Sammy si ritrovavano sulla panchina del parco, tutti i giorni, intorno alle otto della sera.

Fu un’estate calda. A quella l’ora però si alzava un leggerissimo libeccio, certo non fresco, ma almeno tiepido. Bruce arrivava sempre per primo e si posizionava sull’angolo verso ovest a favore di vento, la brezza attraversava precisa gli alberi di leccio, scuotendone un filo le foglie. Bruce era un abitudinario: portava pantaloni corti a quadri fuori moda da sempre e infradito di gomma consunta.

Era la fine di Luglio, il parco era quasi deserto. Anziani in camicia, pantaloni di lino chiari e scarpe chiuse, traversavano dall’ingresso fino al tavolo in pietra accanto al chiosco, per giocare l’ennesimo tressette. Bimbi poveri, senza case al mare, giocavano a palla senza energia. Bici con rotelle di bimbi forse altrettanto poveri, circumnavigavano i tronchi degli alberi come giostre antiche.

Sammy arrivò con il suo cappello a tesa larga e i bermuda fiorati. Sandali di pelle e libro di autore russo di oltre mille pagine sotto braccio. Poggiò il cappello sul sedile e aprì il libro solo un secondo, diede uno sguardo, poi lo richiuse.

Martino era il più grande dei tre. Lo tradiva un principio di calvizie e una ruga profonda in mezzo alle sopracciglia. Ma non aveva solo più anni degli altri due, aveva anche più addii, chilometri nelle gambe e interventi chirurgici, cose che notoriamente invecchiano. Era stato un atleta poi un pittore. Poco per volta era diventato triste, coltivava con passione gerani e malinconie, ugualmente tenaci.

Bruce lasciò che i suoi due amici si sedessero poi partì: “Dov’è che andate in vacanza voi due quest’estate ?”.

Martino sembrò infastidito da questa domanda, sorprendentemente invadente. “Non ti va di parlare di calciomercato ? Ho letto di un nuovo attaccante per l’Inter”. Non andava a nessuno.

Io vado nella casa al mare di mio suocero, sullo Ionio” lo interruppe Sammy. “Con tutta la mia famiglia. Parto il 3 di mattina presto perché il viaggio è lungo e torno il 23 sera”.

In quanti siete ?” chiese Bruce, oramai investito del ruolo di inquisitore.

Dodici”. Rispose Sammy. “Mi piace quando siamo tutti insieme, odio il silenzio, la solitudine mi fa paura”. Sammy era una guardia notturna. Percorreva in bici le strade della città, tutte le notti, smistando bigliettini nelle saracinesche, otto ore senza mai parlare con nessuno. Al massimo con i netturbini a fine turno. In compenso aveva 5 figli, una moglie e una casa di 50 metri quadri al piano terra.

Ah forse ci raggiunge anche mio cugino con la moglie, quindi saremo in quattordici”.

Ma quant’è grande la casa di tuo suocero ?” chiese Martino che oramai aveva abbandonato l’idea di discutere della campagna acquisti dell’Inter.

Due stanze e un bagno. Però c’è un grande cortile, ho delle tende pronte, basta piantarle. Io ci sto bene in quel posto”.

Martino scosse il capo ed appannò gli occhi, lasciando uno spiraglio come la porta di una stanza da letto di genitori ansiosi e prese a fissare l’albero di albicocche al di là dell’inferriata. Le foglie si muovevano pochissimo, il libeccio era quasi sparito; fu un estate molto calda quella.

Bruce sorrideva, per anni aveva lavorato in banca, poi si era sposato una donna di origine araba e aveva vissuto cinque anni in Asia minore. Quando si era stufato aveva mollato tutto per aprire un night a Cracovia. Da qui era finito in una storia turbolenta con una ballerina ed era scappato in Argentina, aveva preso il brevetto di volo e visitato tutto il Sudamerica. Si era risposato e ri-separato. Aveva due figli, forse tre, ma il terzo non era sicuro. In realtà niente era sicuro di quello che diceva Bruce. Forse aveva vissuto tutta la vita in campagna e si era inventato tutto, c’era anche questa probabilità. Da quattro anni viveva in città, conviveva con una sua vecchia compagna di scuola rincontrata grazie o per colpa di internet, ma sembrava annoiato, un giorno si e uno no diceva di voler chiudere con quella storia.

Io mi sa che parto” disse ad un certo punto Bruce: “vorrei visitare la Scandinavia”.

cioè la Danimarca ?” chiese Martino che da giovane era stato a Copenhagen a visitare Christiania.

Più su, più su. Almeno in Norvegia. E’ un posto dove non ci sono mai andato ma sono sicuro di starci bene. E poi vorrei vedere l’aurora boreale”.

Pensi ne valga la pena di andare fino in Norvegia per vedere l’aurora boreale ?” chiese Sammy.

Se ti piace, ne vale sempre la pena. E comunque la Norvegia è vicinissima” rispose Bruce che aveva unità di misura della distanza molto differenti da quelle di Sammy. “E poi lungo il percorso si incontra un sacco di gente interessante”.

Tutta gente sconosciuta però” disse preoccupato Sammy.

Adoro gli sconosciuti: mi ci trovo bene” lo tranquillizzò Bruce.

Quando parti ?” chiese Martino, ma senza voltarsi.

Non so, forse domani, o dopodomani. Parto quando mi va

E torni ?”

Quando mi va”. Bruce era un Lapalissiano.

Seguì un silenzio tra i tre. Un bimbo perse il controllo della bici infrangendosi sulle gambe di Sammy che gli carezzò la testa e gli indicò la rotta corretta.

Erano le 20.30, dalla finestra aperta di un primo piano si sentì la sigla finale di un tg nazionale.

 

Io vado su Venere” disse all’improvviso Martino.

Dai, bello” disse Bruce.

Sei matto ?” esclamò Sammy.

Cosa c’è di male ? Tu stai bene a casa di tuo suocero, lui va al polo nord ed io non posso andare su Venere ?

Figurati” si scusò Sammy, “ma non sarebbe meglio, che so, l’isola di Favignana ? ora puoi trovare gli sconti last minute

Le isole sono belle, ma in fondo Venere, se ci pensi bene, è esattamente come un’isola”. rispose Martino che evidentemente si sentiva anche lui un’isola.

C’è gente ad Agosto ?” chiese Bruce.

Non lo so, ma credo non tanta” rispose Martino, “Ed il mare ? C’è il mare ?” chiese ancora Bruce che si sentiva nettamente scavalcato in quanto ad originalità circa la sua idea della Norvegia.

Bisogna cercarlo” disse Martino.

Io ho sentito dire che su Venere fa molto caldo” disse preoccupato Sammy.

Anche a Favignana d’Agosto fa caldo”, non si scompose Martino.

Senti ma quanto pensi di rimanere ?” chiese Bruce che oramai si mostrava ufficialmente interessato al pensiero.

Una settimana, forse due. Magari anche tre. Il tempo che serve”.

Un mio amico conosce un tipo che ci lavora su Venere, credo all’ufficio informazioni turistiche, se vuoi posso darti il numero, così quando arrivi lo chiami e vi incontrate” si offrì generoso Bruce. Ma nessuno gli credette.

Non serve. E’ già tanto se lassù mi ritrovo io”, concluse Martino.

Erano le 21. Il parco stava per chiudere. Sammy riprese il suo cappello a tesa larga e se lo riposizionò sul capo. Bruce si rimise le infradito lentamente con un movimento innaturale ma consueto. Martino fissò oltre l’albero di albicocche giusto verso Ovest dove il pianeta compariva dopo il tramonto nel cielo blu di Prussia di quella stagione. Brevi stelle sparivano tra scie di aerei e scintille di forse pianeti.

L’aria era tersa.

Fu un estate calda, caldissima, quella del 2129.

 

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