Nel 1963, quindi due anni prima della morte, l’architetto svizzero Le Corbusier (pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris) in un’intervista disse: “E’ con Villa La Roche, a Auteuil, che sono apparsi i pilotis, il tetto-giardino e le ricerche modulari”. Meno nota della monumentale Villa Savoye (che fu costruita nel 1931 quindi ben sei anni più tardi), Casa La Roche (costruita in collaborazione con il cugino Pierre Jeanneret, insieme al quale Le Corbusier lavorò dal 1922 al 1940) giunge al termine del “periodo parigino” di LC durante il quale, impegnato nella sua attività di pittore, fondò la rivista “Esprit Noveau” enunciando le teorie del purismo insieme all’amico pittore Amèdèè Ozefant, finchè, ebbe l’opportunità di sperimentare le sue idee attraverso la realizzazione di alcune case per facoltosi committenti parigini. Una di queste occasioni gli e la offrì il banchiere e collezionista d’arte Raoul La Roche, per il quale LC svolgeva la singolare attività di consulente artistico. In realtà si tratta di una casa “doppia” in quanto all’abitazione del banchiere di Basilea, LC dovette accostare pure quella di suo fratello minore che da musicista aveva conquistato una certa notorietà nella capitale francese e poteva permettersi un abitazione di lusso al pari del sig. La Roche.
Il purismo in architettura
Le case parigine, segnano il reale passaggio di LC dalla pittura all’architettura, con l’applicazione nelle costruzioni delle sue teorie sul purismo che avevano, fino a quel punto, ispirato esclusivamente le sue tele. Lo stesso architetto in un articolo (dal titolo, appunto, “Purismo”) del 1950, ebbe a scrivere: “…nel 1923, cessai di esporre pubblicamente i miei quadri, perchè era impossibile, nelle condizioni di spirito di allora, ingaggiare la battaglia dell’architettura moderna e dell’urbanistica moderna mostrando contemporaneamente la mia pittura a consigli municipali, consigli generali, legislatori, ministri ecc…“. Casa La Roche in Square du Doctor-Blanche (a pochi passi dalla casa in Rue Franklin di Auguste Perret) costringe LC a confrontarsi con il tema della casa non isolata, ma in continuità con altre palazzine, all’interno di una cortina edilizia e quindi con un solo vero prospetto (quello interno al cortile, un altro laterale era in gran parte coperto dagli alberi di acacia). In essa compaiono i cinque elementi manifesto della sua rivoluzione architettonica. L’elevazione (della zona di ingresso soltanto) su pilotis, la presenza di lunghe finestrature orizzontali (come nella picture-gallery), la pianta e la facciata libera ed il tetto-giardino (nell’angolo a nord-est della casa). L’applicazione dei cinque punti permette a LC di proporre soluzione volumetriche innovative come la tripla altezza nell’atrio o la grande finestra-parete davanti alla quale l’architetto sistema la sua famosa chause-lounge. Ogni parte dell’abitazione sembra il risultato di un disegno meticoloso ed inconsueto, particolari sicuramente sorprendenti anche per la manodopera che si trovò ad eseguire pezzi unici come la rampa che dalla galleria dei quadri conduce alla libreria (rampa che LC ribadì ad esempio in Villa Savoye). Il Purismo, oltre che nella colorazione delle superfici, è custodito nel legame stretto tra la forma e la geometria che ubbidisce a regole matematiche precise e che avvicina dunque la casa alla macchina per la quale LC nutre una fiducia cieca, ma casa La Roche non è affatto un esercizio formale. Costretto a cimentarsi sul tema della casa “nobile” (fino a quel momento LC aveva esplorato soluzioni per moduli abitativi prettamenti “operai” o prefabbricati), l’architetto svizzero propone una lettura della tipologia persino estrema nonchè originale; liberamente ispirato dai palazzi nobiliari, concede all’atrio a tripla altezza il grado di disimpegno alla stregua di un cortile interno dove da un lato si sviluppa la zona privata della casa (cucina, sala da pranzo, zona notte) e dall’altro l’area espositiva al servizio della collezione La Roche.
Nell’opuscolo che raccolsi a Villa Roche ho ritrovato la singolare conversazione, del 1923, che precedette l’incarico.
Le Corbusier: “La Roche, with a collection as beautiful as yours, you must have a house built that is worthy of it”
La Roche: “Allright, Jeanneret, then built me that house”*.
Meno emozionante di Villa Savoye ma più funzionale e meno egocentrica, Casa La Roche è il vero punto di partenza della ricerca spaziale di LC, il reale prototipo di quarant’anni di visioni utopiche e geniali intuizioni che ne fanno uno dei maestri dell’architettura del novecento.
*: LC: “La Roche, con una collezione come la tua, devi costruire una casa che sia degna di essa”
LR: “D’accordo, Jeanneret, quindi mi costruirai quella casa”.
Le citazioni sono tratte da: F. Tentori “Vita ed opere di Le Corbusier” Editori Laterza (1999)
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