L’ARCHITETTO ALLA MEZZAMARATONA

pettoralePremesso che un architetto dovrebbe essere sempre in discreta forma per evitare di essere sorpassato dalla concorrenza, arrestato dai carabinieri o seminato dai debitori, ci sono architetti ai quali non basta fare una corsetta ogni tanto, ma caparbiamente aspirano a gareggiare in competizioni di sostanziale impegno fisico e dalla lunga durata.

L’architetto tenta di prepararsi con cura ma il giorno prima proprio non riesce a gestirsi, soprattutto se il giorno prima è un Sabato e lui è una settimana che cerca di dimenticarsi di tutti i guai lavorativi che lo perseguitano. Esce con gli amici, mangia anelli di cipolla impanati e fritti e beve birra scura molto alcoolica, poi la notte sogna di vomitare lungo il percorso, si sveglia alle 5 e poi non chiude più occhio. La mattina, nervosissimo, va più volte in bagno e un’ora prima è già sulla linea di partenza (in compagnia della sua immancabile asma allergica), che prova a mettersi il pettorale dritto ma non ci riesce. Se qualcuno gli e lo fa notare dice che poi lo sistemerà (ma non lo farà).

Non lo spaventa la folla, mèmore di vecchie esperienze, considera i mille partecipanti una replica dell’esame di stato e si camuffa tra gli iscritti, cercando di non farsi notare, come ad uno scritto di scienze delle costruzioni.

L’architetto parte un po’ più forte della sua media perché è solito fare un po’ lo “sborone”. Agli incroci fissa le pattuglie dei vigili, ed è la prima volta che può farlo senza un fremito di ansia.

Dopo qualche chilometro rallenta perché sa che il lavoro da fare è lungo e non bisogna consumare subito tutte le energie. Una strategia utile dappertutto.

L’architetto alla mezza maratona sa che non potrà vincere ma l’importante sarà resistere ed arrivare in fondo; si preoccupa dello stile, osserva le mode (integratori, stringi naso, cronometri digitali) ma non sempre le segue. E’ sempre un po’ anarchico ed originale, indossa scarpe colorate sporche di calce e magliette vintage di design.

Quando raccoglie la bottiglia d’acqua al rifornimento, la utilizza fino in fondo e al momento di buttarla via, ecologista, vorrebbe depositarla in un bidone portarifiuti differenziato, non potendo, la lancia nei pressi del primo che intravede.

L’architetto alla mezza maratona, a metà percorso misura la sua prestazione ed immediatamente fa un calcolo della media oraria, variando, se necessario, in corso d’opera la velocità e lo sforzo. Per distrarsi pensa al mattino seguente, quando in cantiere dovrà spiegare, litigare, disegnare, e allora la rabbia lo fa correre più forte; anzi vorrebbe correre e non fermarsi mai, come Forrest Gump, per non dover più tornare a studio.

Verso il 18° chilometro gli appare San Tommaso apostolo (il Santo notoriamente “scettico”, non a caso protettore degli architetti) che lo ammonisce che “per questa volta passa” ma di non farlo mai più; tuttavia l’architetto con la sua scorza dura, costruita in anni e anni di questioni in sovrintendenze, uffici pubblici, condomini, catasto ecc., lo ignora e tira dritto.

L’ultimo chilometro lo fa al massimo della velocità, è una questione di orgoglio: non sa quanti minuti sono passati e se sarà ancora in tempo per centrare il suo obiettivo.

L’architetto alla mezza maratona spera di arrivare entro le due ore, un obiettivo modesto perchè in fondo l’architetto oggi è un pessimista. Ma in realtà spera prima di arrivare al traguardo integro, poi controllerà il tempo. Prova anche uno sprint, lo fa ma solo nella sua testa. Quando taglia il traguardo è felice, ma pensa già alla prossima sfida: deformazione professionale.

L’architetto da uno sguardo al cronometro: ha risparmiato ben dieci minuti sull’obiettivo.

Lui che “ci arriva” sempre troppo tardi, ora ha finalmente imparato che bisogna arrivare sempre un po’ prima, nella vita.

Altrimenti la concorrenza ti sorpassa, i carabinieri ti arrestano e i debitori scappano.

 

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