Mi è giunta una mail (all’indirizzo: larchitemario@gmail.com), “gentile sig. De Iuliis, mi chiamo (omissis) sono uno studente al quarto anno della facoltà di architettura di Firenze, qualche tempo fa lei ha parlato del teorema della colpa (nel brano “le 12 peggiori paure dell’architetto” N.D.A.), la cosa mi ha molto preoccupato, mi può chiarire meglio di cosa si tratta ?”.
Caro studente di architettura, fai bene a preoccuparti per tempo perché quando diventerai architetto non potrai sottrarti al postulato del teorema della colpa che così recita: “in un cantiere edile indipendentemente dalle capacità e dalla chiarezza di qualsiasi essere umano presente nel raggio di 100 metri, se ci sarà da attribuire una o più responsabilità per qualsiasi errore o inconveniente, la colpa sarà sempre ed unicamente dell’architetto”
Tale principio stabilisce una sorprendente analogia tra gli architetti e gli allenatori di calcio ai quali in caso di sconfitta vengono attribuite tutte le colpe, mentre in caso di vittoria non hanno nessun merito.
Tuttavia per meglio spiegare il concetto di colpa dell’architetto, bisogna chiarire che esistono, in particolare, cinque categorie principali di colpe:
- Colpa semplice: Si definisce C.S. qualsiasi errore per dimenticanza, distrazione e sbadataggine che ha come effetto un ritardo, tra un’ora e un giorno, nell’esecuzione dei lavori, senza aggiuntivi oneri economici per il committente. L’architetto se ne fa carico senza particolari patemi; per quieto vivere, anche se non è colpa sua. Un esempio è quando l’architetto dice di passare per il cantiere alle 10, poi resta bloccato nel traffico e passa alle 11 e in quell’ora può capitare di tutto.
- Colpa complessa: Dicesi C.C. la mancanza di atti o documenti o la distribuzione di ordini errati che procurano errori risolvibili con la ripetizione di una lavorazione già effettuata o con la correzione della stessa. Come per la C.S., anche la C.C. solo nel 40% dei casi è funzione del lavoro dell’architetto ma questo non ha importanza. In relazione agli effetti che ingenera, la C.C. può a sua volta essere suddivisa in Colpa complessa ridotta (C.C.R.) quando ingenera ritardi nella prosecuzione dei lavori ed oneri economici aggiuntivi di media entità (esempio: la trasmissione di misure imprecise ad un artigiano che realizza un pezzo d’opera sbagliato) o Colpa Complessa aggravata (C.C.A.) che è l’evoluzione degenerativa della C.C.R. e si verifica quando ad un ordine impartito in maniera errata segue un mancato controllo e/o verifica, a causa del quale l’errore viene reiterato e moltiplicato in molteplici lavorazioni che vengono eseguite e messe in opera. In un regolare processo si tratterebbe di un concorso di colpa e l’architetto potrebbe patteggiare la pena, ma a causa del teorema di cui sopra, questo non è possibile. La correzione di una C.C.A. genera ritardi ingenti e sostanzioso danno economico, ad esempio: realizzazione di una serie di infissi inutilizzabili o errori nella realizzazione di massetti o impianti (sui quali, spesso, l’architetto non ha nessuna giurisdizione). In alcuni casi la C.C.A. può trasformarsi in C.C.A.I., ovvero colpa complessa aggravata irreversibile, in quanto la correzione dell’errore non è più possibile o troppo onerosa (esempio: realizzazione di servizi non a norma, tetti troppo bassi, scale troppo strette ecc…). Nei casi gravi l’architetto, poiché a causa del teorema non ha diritto ad attenuanti, può essere costretto al risarcimento.
- Colpa accessoria: Dicesi C.A. la pena che viene attribuita all’architetto per sue scelte precedenti, assolutamente indipendenti e avulse dal contesto, ma che in una catena di concatenazione di eventi, a volte anche lunghissima, hanno generato la complicazione. Questa colpa non gode del beneficio della prescrizione e può raggiungere l’architetto anche a distanza di anni. Esempio: case ristrutturate, poi ereditate e giudicate inadatte.
- Colpa omissiva: Anche detta C.O., è una colpa molto comune in quanto viene attribuita all’architetto la responsabilità per qualsiasi tipo di omissione che provoca danno. La C.O. si suddivide in Colpa omissiva scritta, C.O.S. (omissione di comunicazioni per iscritto) e Colpa omissiva orale, C.O.O. (mancanza di comunicazione verbale), quest’ultima si suddivide ancora in colpa omissiva orale ripassata C.O.O.R. (comunicazione orale effettuata ma non ripetuta a sufficienza) o Colpa orale omissiva dedotta C.O.O.D. (cose non dette poiché ritenute ovvie). Un esempio “di scuola” di C.O.O.D. è quando un operaio si presenta al cantiere in infradito e si spacca un piede, l’architetto avrebbe dovuto informarlo dell’esistenza delle calzature antinfortunistica.
- Colpa da rimbalzo: Si dice infine C.R., quella attribuita per eventi assolutamente indipendenti dalla volontà di alcuno e comunque assolutamente avulsi dall’attività dell’architetto. La C.R. rimarrà sospesa nell’aria, per un tempo di solito variabile tra un giorno ed una settimana, venendo appunto rimbalzata tra vari personaggi principali o secondari, che si chiameranno fuori con alibi tra il credibile, l’appena plausibile e il molto discutibile, finché, in mancanza di un destinatario preciso, verrà scelto inevitabilmente l’architetto. Esempio: fallimento di una ditta esecutrice, arresto o morte dell’assessore all’urbanistica, variante al PUC con invalidamento del progetto ecc..
Ecco un diagramma per ricordare le diverse tipologie di colpe:
(clicca sull’immagine per ingrandire)
Tuttavia tutte queste colpe derivano da una colpa sola, quella originaria: di aver voluto fare l’architetto. Imperdonabile.
FOLLOW ME ON TWITTER: @chrideiuliis