In occasione della giornata mondiale della felicità, vorrei ricordare quella che ritengo la migliore definizione sulla materia: “La felicità è composta di disgrazie evitate” di Alphonse Karr, scrittore francese dell’800. Ma anche che, in fondo, la felicità è solo la somma di piccoli avvenimenti, istantanei quanto sorprendenti lampi, dei quali, raramente, rimane traccia nella nostra memoria.
Ecco i miei dieci lampi di dimenticabile (ma indispensabile) felicità.
1) Quando ho un appuntamento dove mi secca andare, ma purtroppo è essenziale che ci vada, ma qualche ora prima ricevo una telefonata che mi dice che l’appuntamento è stato annullato. O, meglio ancora, che mi dice che non è importante che ci vada o che ci andrà qualcuno al posto mio e poi mi faranno sapere. La felicità si concretizza nel fatto che ho un’improvvisa quantità di tempo libero che posso utilizzare come desidero.
2) Quando una persona che non conosco, o perlomeno con la quale non ho mai parlato, mi ferma per strada e mi dice che quella tale cosa che ho scritto gli è piaciuta tanto, ma non soltanto per come è stata scritta, ma perché, anche se quello che ho scritto è molto impopolare, è proprio d’accordo con me. Ed era una cosa che pure lui pensava ma non avrebbe saputo mai dirla così bene. La felicità sta nel sentirsi meno soli.
3) Quando compro un quotidiano o una rivista e dentro ci trovo una recensione molto positiva di un libro semisconosciuto che però io avevo già letto trovandolo bellissimo ma non avevo avuto la possibilità di dirlo a nessuno. L’attimo in cui realizzo che non ero stato l’unico a provare quella deliziosa emozione. Anche in questo caso la felicità è nel condividere qualcosa con qualcuno, gioia persino maggiore perché questo qualcuno, neanche lo conosco.
4) Quando sento una notizia al telegiornale e immediatamente penso che sia una stupidaggine e il giorno dopo in un programma di approfondimento c’è un opinionista intelligentissimo, uno scrittore oppure un professore di qualcosa, che dice esattamente la stessa cosa che avevo pensato io. Cioè che quella roba là è veramente una stupidaggine, magari utilizzando le stesse parole. La felicità è nel pensare che sarei pure io in grado di fare l’opinionista in tv.
5) Quando la Domenica mattina mi sveglio già rassegnato perché le previsioni del tempo del giorno prima davano pioggia e quindi sono convinto di dover rinunciare alla mia corsa e invece guardo fuori alla finestra e scopro che non piove anzi c’è anche un po’ di sole. La felicità è pari a quella provata nel caso del ritrovamento di un oggetto smarrito. (vale per qualsiasi previsione sbagliata in positivo).
6) Quando il Sabato sera ho voglia di mangiare una pizza, allora esco e provo ad andare nella pizzeria dove la fanno più buona secondo me, anche se penso che dovrò aspettare moltissimo. Invece quando entro scopro che i tavoli sono tutti vuoti e allora ordino in fretta la pizza e subito dopo che il cameriere ha preso la “comanda” comincia ad entrare moltissima gente e la pizzeria si riempie subito ed io penso che bastava arrivare cinque minuti dopo e avrei dovuto aspettare almeno un’ora in più. La felicità è mangiare la pizza con la birra ancora fredda e senza aver mangiato prima almeno due pacchi di grissini, quindi quando ho ancora veramente fame.
7) Quando guardo una partita di calcio insieme ad altre persone, magari pure sconosciute, e tutti dicono la propria opinione tecnica, poi ad un certo punto, io approfitto di un momento di silenzio e dico che secondo me l’allenatore dovrebbe fare una certa sostituzione e, dopo pochi minuti, l’allenatore veramente fa quel cambio. La felicità è sentirsi più competente di tutti i potenziali allenatori che stanno guardando la partita con me.
8) Quando al quiz “L’Eredità” indovino la parola del gioco della “ghigliottina”, specialmente quando il concorrente non sa la risposta e la sbaglia. La felicità dura solo quel breve momento che impiego a realizzare che comunque, anche indovinando, non ho vinto nulla.
9) Quando incontro una persona che non vedevo da tanto tempo e non mi ricordo chi è, invece lui si ricorda benissimo di me. Allora lo lascio parlare, finché grazie ad un particolare magari insignificante, mi ricordo improvvisamente chi è agganciandomi al discorso senza che lui si accorga di niente. La felicità è nella consapevolezza di potermi giocare la figura di merda per la volta successiva.
10) Quando una ragazza che mi piaceva vent’anni fa ma non mi ha mai cagato, mi presenta suo marito e sinceramente penso che le è andata parecchio male. Anzi, riguardandola meglio adesso, penso che viceversa a me è andata proprio bene che vent’anni fa lei non mi cagava per niente. La felicità è nel pericolo scampato (come appunto sostiene Karr).
Credo di nutrire altre piccole felicità dimenticabili, ma ora, ovviamente, non me le ricordo.
Grazie a Francesco Piccolo, naturale ispirazione di questo brano, per il suo “Momenti di trascurabile felicità” (ed. Einaudi).
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